Presentazione
Il Quintetto ’900 nasce dall’incontro di cinque giovani musicisti – Antonino d’Eliseo (flauto), Emanuele Moriconi (oboe), Matilde Michielin (clarinetto), Leonardo Percival Paoli (fagotto) ed Elisa del Pero (corno) – uniti dalla volontà di esplorare e valorizzare il vasto e affascinante repertorio per quintetto di fiati del Novecento. Il XX secolo è stato un periodo di straordinaria fioritura per questa formazione, grazie alla vivace attività dei centri di produzione musicale europei: la Francia, con Parigi come fulcro di sperimentazione e stile, la Germania, l’Italia, e fino alla Svezia, che hanno contribuito a tracciare nuove traiettorie sonore e a ridefinire il ruolo del quintetto di fiati nella musica da camera. Attraverso interpretazioni attente e filologicamente consapevoli, il Quintetto ’900 intende restituire al pubblico le molteplici sfumature di questo repertorio: dai linguaggi più tradizionali a quelli più audaci e innovativi, in un viaggio che celebra il secolo delle avanguardie, delle contaminazioni e della rinascita cameristica. Il suono di un quintetto di fiati è un incontro di personalità, colori e storie. Ogni strumento porta con sé un timbro unico: l’eleganza cristallina del flauto, la voce calda dell’oboe, la duttilità del clarinetto, la profondità del fagotto e il carattere nobile del corno. Uniti, questi cinque strumenti creano un dialogo che attraversa epoche e stili, offrendo al pubblico un viaggio musicale tanto raffinato quanto emozionante.
Il titolo del programma “Woodwinds Folks” racchiude in poche parole l’essenza e la filosofia del Quintetto ’900. Woodwinds (“legni”) indica la natura della formazione, composta da flauto, oboe, clarinetto, fagotto e corno. Quest’ultimo, pur appartenendo alla famiglia degli ottoni, è storicamente e timbricamente parte integrante della formazione del quintetto di fiati, contribuendo con il suo suono nobile e rotondo a creare il caratteristico equilibrio timbrico dell’ensemble. Folks (“gente”, “amici”) sottolinea lo spirito di gruppo che anima il quintetto: cinque musicisti con identità e percorsi differenti, uniti da una visione artistica condivisa e da una forte passione per il repertorio del Novecento. Ma “Folks” è anche un richiamo alle radici popolari che attraversano gran parte delle opere proposte: dalle Early Hungarian Dances di Ferenc Farkas, alle atmosfere bartokiane nelle Six Bagatelles di Ligeti, fino alle sottili contaminazioni tradizionali presenti nelle pagine francesi e tedesche della stessa epoca. In questo senso, “Woodwinds Folks” non è soltanto un nome, ma un manifesto artistico: un invito a condividere un percorso musicale che intreccia tradizione e innovazione, colto e popolare, eleganza e vitalità. DESCRIZIONE DEL PROGRAMMA Paul Hindemith – Kleine Kammermusik, Op. 24 No. 2 (1922) Composto nel 1922 per flauto, oboe, clarinetto, corno e fagotto, questo quintetto breve (circa 13 minuti) si distingue per il suo spirito giocoso e l’umorismo tipico di Hindemith. Il primo movimento si apre con un tema pungente esposto dal clarinetto, poi sviluppato con ostinati e rimandi stravinskiani; seguono un valzer satirico, un episodio dal carattere arcaico e un'interludio conciso culminante in un finale vivace e frizzante. György Ligeti – Six Bagatelles (1953) Trascrizione per quintetto di fiati di sei brevi movimenti originariamente composti per pianoforte nella raccolta Musica Ricercata. Ogni Bagatella incrementa il numero di classi di pitch, partendo da quattro fino ad undici, generando un linguaggio sonoro estremamente concentrato ma variamente atmosferico: vivace, meditativo, nostalgico – nel quinto movimento un tributo a Bartók – fino a un finale giocoso e capriccioso. Paul Taffanel – Quintetto in sol minore (1876) Opera cardine del repertorio francese per quintetto di fiati, caratterizzata da eleganza melodica, raffinato dialogo tra gli strumenti e una scrittura che mette in luce le possibilità timbriche e virtuosistiche di ciascun componente dell’ensemble. Jacques Ibert – Trois Pièces Brèves (1930) Scritte nel 1930 come musica di scena per una commedia teatrale parigina, queste tre piccole pièces riflettono l’approccio neoclassico di Ibert: linee chiare, semplicità raffinata e un tocco di ironia. Il primo movimento è energico e coreografico, il secondo presenta un delicato duo flauto–clarinetto, mentre il finale si caratterizza per un’introduzione lenta che esplode in un vivace allegro scherzando. Ferenc Farkas – Early Hungarian Dances from the 17th Century (1959) Basata su danze ungheresi del XVII secolo, raccolte da autori anonimi, questa composizione combina materiale folkloristico semplice ad armonie e contrappunti barocchi. Le danze sono presentate in forma di rondò, evocando un’atmosfera provinciale barocca con grazia e autenticità.